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Scritto da Paola Trivella   
Mercoledì 31 Dicembre 2014 15:24

Credo sia questa la buona scuola


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di Rosetta Cavallo*

All’uscita da scuola qualche giorno fa ho ritrovato una mia ex alunna, specialissima e simpaticissima. Appena mi ha visto, mi ha chiamato e con uno splendido sorriso è corsa ad abbracciarmi.

Sembra essere passato così poco tempo da quando arrivò in prima elementare. Me lo ricordo come se fosse ieri. Una bellissima bambina, sempre sorridente, che si rifiutava di entrare in classe e si nascondeva il viso dietro lo zaino o il giubbotto. Oppositiva e piena di paure. Non amava essere osservata, preferiva scappare, rifugiarsi in un angolo e coprirsi per non farsi vedere. Non c’era verso di abbracciarla e tranquillizzarla. Non c’era verso di placare i suoi timori.

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Ed io ero in preda al panico più di lei. Provavo a prendermene cura, ma venivo ripagata con qualche morso e qualche spinta. Ogni mattina una sfida nuova. Ogni volta un impasto e un reimpasto di percorsi e strategie. Se mi fermo a pensare a quei momenti mi viene ancora un gran magone. Mi veniva da piangere, mi sentivo completamente impotente.

Poi finalmente ho scoperto che amava la musica e così rispolverai tutti i miei cd. Le sue canzoni preferite diventarono la mia colonna sonora. Dopo qualche tempo i suoi sorrisi divennero amichevoli e le sue mani cominciarono a cercare le mie e a stringerle con gioia e con affetto. E fu così che cominciò a fidarsi di me, fu così che iniziammo a parlare e poi cantare le lettere dell’alfabeto … A mimare le consonanti e le vocali. Ad usare un colore per ogni cosa e non più il nero per tutto quanto. E poi imparò a leggere, scrivere, a mostrare il suo bel viso e stare insieme a tutti gli altri.

Sì, credo sia questa la buona scuola, quella fatta dai docenti che non si arrendono, che lottano, convinti. Quelli che vanno avanti senza se e senza ma, perché sanno che quando incontrano le mani di un bambino toccano il cielo con un dito.

Non so se oltre ad insegnarle a leggere, scrivere e giocare con i compagni le ho insegnato altro. Lei certamente ha insegnato tanto a me e mi ha reso una persona migliore. A vederla ora, mi viene ugualmente da piangere ma stavolta sono lacrime di gioia.

 

* maestra in una scuola pubblica di Faenza (Ravenna)

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